Decostruendo Einstein: Il volto nascosto di un fisico geniale

by Janeth Kent Date: 26-06-2023 news

Avete visto Genius, la serie di National Geographic basata sul libro di Walter Isaacson Einstein: His Life and Universe?

No?
Dovreste, perché offre alcuni spunti interessanti.

Eccentricità a parte, come si potrebbe orchestrare una serie su Einstein che interessi il grande pubblico e non solo?

Come si evince dalla serie, Einstein viene dipinto come un personaggio molto interessante, ricco di sfaccettature e contraddizioni. Era un genio, e sì, il mondo gli deve la teoria della relatività e molto altro, ma era anche un uomo con un particolare senso dell'umorismo, una certa predisposizione alla conquista del sesso opposto, un grande appassionato di musica che suonava il violino e un sognatore consumato.

In effetti, come si può vedere nell'episodio pilota della serie di National Geographic, sono state la sua immaginazione e la sua creatività a portarlo dove era, eppure, con tutti questi ingredienti ed avendo vissuto due guerre mondiali, un biopic non è sempre facile da realizzare.


Peró, non bisogna dimenticare che, pur trattando di un personaggio reale in un'epoca reale, Genius è una serie di finzione.

Chi era Albert Einstein in realtá?

Il ritratto che emerge da questa serie è quello di un uomo capace di scoprire i più grandi misteri dell’universo, ma incapace di capire cio che provavano coloro che gli stavano intorno. 

È riuscito a cambiare la storia, ma non è stato in grado di essere un buon padre o un buon marito. 

Un uomo irriverente, curioso, caparbio e brillante: questo è Albert Einstein.

Einstein la serie

Geoffrey Rush e Emiiy Watson, in 'Genius'. / FOX+

Il lato sconosciuto di un uomo che ha segnato un'epoca

 

Einstein è una delle figure leggendarie del XX secolo. L'immagine che tutti abbiamo di lui, un anziano con capelli bianchi ed curiosi, nasconde un essere umano sconosciuto con i suoi punti di forza e debolezze.

"Se tutti vivessero una vita come la mia, non ci sarebbe bisogno di romanzi", disse Albert Einstein a sua sorella Maja nel 1899, quando era solo un ventenne che aveva appena richiesto la cittadinanza svizzera. Il problema è che una parte significativa di quella vita è stata nascosta al pubblico e agli storici dai suoi rappresentanti legali.

Così, quando suo figlio Hans Albert morì per un attacco di cuore nel 1973, molti segreti di suo padre si trovavano all'interno di una scatola nella cucina della sua casa a Berkeley: si trattava della corrispondenza risalente alla fine del XIX secolo. La collezione era così delicata che gli esecutori testamentari, che avevano il controllo legale sulla pubblicazione delle sue parole, andarono in tribunale per impedire a Hans Albert di pubblicarne parte del contenuto alla fine degli anni '50.

Nemmeno suo figlio poteva rivelare dettagli intimi su suo padre. Non sorprende che i "custodi della reputazione" dello scienziato, la sua segretaria Helen Dukas e l'economista Otto Nathan, venissero soprannominati "i sacerdoti di Einstein".

Cosa nascondevano le lettere e negli scritti dell'"uomo del secolo" secondo la rivista Time?

L'immagine che il pubblico ha di Einstein è quella di un anziano con i capelli bianchi e gli occhi tristi e curiosi. È difficile  immaginarlo come un ragazzo un po' scapestrato ed un Casanova.

Se c'era qualcosa che caratterizzava la sua vita, come ricordava il suo amico Abraham Pais, era "un profondo bisogno emotivo di non lasciare che nulla interferisse con il suo pensiero. Era anche capace di provare profonda rabbia... [ma] ciò non lo rendeva meno un uomo di sentimenti che un uomo di pensiero."

Aveva il dono di saper staccarsi dal mondo senza sforzo emotivo; poteva fare un passo indietro ed uscirne quando voleva. Forse è per questo che, quando morì il suo grande amico Michele Besso, scrisse alla sua vedova: "Ma ciò che ammiravo di più in Michele, come uomo, era il fatto che fosse riuscito a vivere per tanti anni con una donna, non solo in pace ma anche costantemente in accordo, una prodezza in cui io, inevitabilmente, sono fallito due volte".

 

Einstein, Einspanner

 

Einstein si descriveva come un uomo solitario, un Einspanner - una carrozza trainata da un solo cavallo - ed è da qui, che dovrebbe partire uno studio sulla sua vita.

Bertrand Russell lo descrisse come qualcuno che non si occupava molto delle questioni personali. Secondo lo scienziato e poeta C. P. Snow, sembrava "un uomo dal formidabile ego ma completamente sottomesso ad esso".

Questa immagine di un genio eccentrico impegnato per l'umanità ma restio al contatto umano lo trasformò, come Einstein stesso scherzava, in un santo ebreo.

Tuttavia, era un uomo le cui parole pubbliche contraddicevano le sue azioni private, un uomo il cui mix di visione intellettuale e cecità emotiva lasciava dietro di sé una scia di vite danneggiate ("Le vite private di Albert Einstein", Roger Highfield e Paul Carter.)

La prima di queste vite fu quella di Marie Winteler, la bellissima figlia della coppia che accoglieva il sedicenne Einstein ad Aarau quando si preparava ad entrare al Politecnico di Zurigo. Marie era due anni più grande di lui, e si innamorarono profondamente, come due adolescenti.

Ma quando finirono la scuola superiore e Einstein passò al Politecnico nel 1896, le cose cambiarono. La relazione continuò, più spinta dalla determinazione di Marie che da quella di Albert, il quale aveva messo gli occhi su una compagna di classe, Mileva Maric. La separazione gettò Marie in una profonda depressione da cui ci vollero diversi anni per riprendersi. Quando si sposò, Einstein disse al suo amico Besso che segnava la fine di "una delle peggiori macchie nere" della sua vita.

Nel 1900, la Sezione di Fisica e Matematica VI A al Politecnico di Zurigo vantava, oltre ad Einstein, quattro brillanti studenti: Marcel Grossmann, figlio di una famiglia benestante che sosteneva Einstein durante i momenti difficili e in seguito lo aiutò a ottenere un posto all'Ufficio Brevetti; Jakob Ehrat, spesso compagno di banco di Einstein; Louis Kollros, che avrebbe ottenuto il punteggio più alto nel cruciale esame di abilitazione; e Mileva, una donna serba di 21 anni con occhi scuri e una bella voce.

La relazione con quest' ultima crebbe lentamente durante i quattro anni di studio al Politecnico. Einstein la considerava la sua compagna intellettuale e al momento dell'esame la loro amicizia si era trasformata in amore. Lui si classificò quarto (4,91 su 6), mentre Mileva non superò l'esame, cosa che la afflisse profondamente. 

Sono talmente fortunato ad averti trovato, una persona che mi sta alla pari, forte e indipendente come me!”, scrive Albert Einstein a Mileva Marić nell’ottobre 1900. Mileva collabora alle ricerche del compagno e lo sostiene, in un’intesa intellettuale forte e con il desiderio di conoscenza che li accomunava. 

Ma al momento della tesi di laurea, nel luglio del 1900, lei non riesce a conseguire il diploma, sia perché vigono molti pregiudizi da parte delle commissioni esaminatrici nei confronti delle studentesse, sia perché è molto agitata per essere da poco venuta a conoscenza che il suo rapporto con Albert è fortemente osteggiato dalla madre e dalla sorella di lui. Mileva cerca di non scoraggiarsi e mentre Albert comincia a cercare lavoro – ma non è facile, con il suo terribile carattere – ritenta l’esame l’anno successivo. Tuttavia è una catastrofe: nel frattempo, infatti, è rimasta incinta, e non solo durante l’esame si sente molto male, ma l’evidente stato di gravidanza, sempre per i pregiudizi dell’epoca, le rende ancora più ostile la commissione. Da allora – pur se continuerà a esercitare per qualche anno la sua intelligenza e il suo lavoro scientifico a vantaggio di Albert, con cui si sposerà nel 1903 – non solo è la fine di quella carriera da scienziata che aveva desiderato per sé, ma è l’inizio di una tragica spirale di dolore che l’accompagnerà per tutta la vita.

Dopo il matrimonio Einstein, già impegnato presso l'Ufficio Brevetti, si immerse nel suo lavoro, e Mileva si trasformò nella sua "collega".

Anni dopo, egli confessò: "Molte poche donne sono creative. Non manderei mia figlia a studiare fisica. Sono contento che la mia [seconda] moglie non sappia niente di scienza".

Per Einstein, la scienza rendeva le donne amare. Forse per questo disse di Marie Curie: "Non ha mai ascoltato il canto degli uccelli".

Negli anni successivi, il matrimonio con Mileva si fece sempre più teso e nel 1912 i conflitti erano evidenti.

Einstein aveva riacceso la sua relazione con la cugina Elsa, che sarebbe diventata la sua seconda moglie. I figli, Hans Albert ed Eduard, subirono le conseguenze della separazione e furono usati come pedine nei loro conflitti.

Einstein si comportava da padre, ma la scienza, come in ogni altro aspetto della sua vita, era sempre una priorità.

Un momento critico si verificò quando Eduard ebbe un crollo mentale. Mileva e Hans Albert chiesero ad Einstein di tornare in Svizzera, dove vivevano, per aiutarlo. Einstein rispose che preferiva rimanere a Berlino, dove era professore all'epoca. Prima di tutto, perché credeva di poter fare buon lavoro scientifico lì, e secondo, perché era convinto che Mileva avesse avvelenato le menti dei loro figli contro di lui. Eduard, che soffriva di schizofrenia, trascorse i suoi ultimi giorni in un istituto mentale in Svizzera.

 

Donnaiolo, cinico e "divo"

 

Einstein divorziò il 14 febbraio 1919 e sposò Elsa il 2 giugno. 

Elsa forniva supporto ad Einstein, occupandosi delle sue faccende personali e aiutandolo a gestire la sua carriera. Agiva come una sorta di filtro tra Einstein ed il mondo esterno, proteggendolo dalle distrazioni e consentendogli di concentrarsi sul suo lavoro scientifico.

Durante questo periodo, la fama e la reputazione di Einstein continuarono a crescere.

Nel 1915 formulò la teoria della relatività generale, che rivoluzionò la nostra comprensione della gravità. La teoria fu confermata attraverso osservazioni durante un'eclissi solare nel 1919, portando a Einstein un'acclamazione mondiale.

Divenne uno scienziato celebre e il suo nome divenne sinonimo di genio.

La fama di Einstein e i suoi successi scientifici gli offrirono numerose opportunità di viaggiare e tenere conferenze in tutto il mondo. Visitò molti paesi, tra cui gli Stati Uniti, il Giappone e varie nazioni europee. Utilizzò la sua posizione per promuovere il pacifismo, il disarmo e l'uso pacifico dell'energia atomica. Tuttavia, con i cambiamenti politici in Europa, Einstein dovette affrontare sempre più sfide e minacce a causa della sua origine ebraica e delle sue posizioni espresse.

Con l'ascesa di Adolf Hitler e del partito nazista in Germania, Einstein, in quanto eminente scienziato ebreo, divenne un bersaglio dell'odio nazista.

I nazisti denunciarono il suo lavoro come "fisica ebraica" e lo etichettarono come "inquinatore della razza". Nel 1933, Einstein rinunciò alla sua cittadinanza tedesca e lasciò definitivamente il paese, senza mai farvi ritorno.

Geoffrey Rush in 'Genius'. / FOX+

Einstein si stabilì negli Stati Uniti, dove accettò una catedra presso l'Istituto per gli Studi Avanzati a Princeton, nel New Jersey. Continuò le sue ricerche scientifiche e collaborò con altri eminenti fisici dell'epoca. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le sue conoscenze scientifiche furono cruciali nello sviluppo delle armi atomiche. Sebbene non abbia partecipato direttamente al Progetto Manhattan, il suo lavoro ha indirettamente contribuito alla creazione della bomba atomica.

Negli anni del dopoguerra, Einstein divenne un sostenitore della pace globale e del disarmo nucleare.

Espresse le sue preoccupazioni sul potenziale distruttivo delle armi nucleari ed esortò i leader mondiali a perseguire risoluzioni pacifiche dei conflitti. Si impegnò attivamente nell'attivismo politico e si espresse contro il maccartismo e la discriminazione razziale negli Stati Uniti.

Albert Einstein morì il 18 aprile 1955, all'età di 76 anni.

I suoi contributi alla scienza e all'umanità continuano ad essere celebrati e il suo nome rimane sinonimo di genio e brillantezza intellettuale.

Le sue teorie e scoperte hanno avuto un profondo impatto sulla nostra comprensione dell'universo e continuano a plasmare la ricerca scientifica e l'esplorazione ancora oggi.

 
by Janeth Kent Date: 26-06-2023 news visite : 793  
 
Janeth Kent

Janeth Kent

Licenciada en Bellas Artes y programadora por pasión. Cuando tengo un rato retoco fotos, edito vídeos y diseño cosas. El resto del tiempo escribo en MA-NO WEB DESIGN AND DEVELOPMENT.

 
 
 

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