Un microchip nel cervello? Per Elon Musk si può fare con Neuralink!


Sembra l'incipit di una puntata di Black Mirror, eppure è tutto vero. Potremmo essere pronti a quella che potrebbe persino definirsi una vera e propria evoluzione della razza umana secondo la teoria di Darwin.
 
Elon Musk, il miliardario imprenditore CEO di Tesla e SpaceX, non è nuovo a pazzie del genere, ma questa volta si potrebbe immaginare addirittura una società completamente differente, grazie all’ utilizzo di Neuralink.
Creata nel 2016, Neuralink si concentra sul creare un microchip inseribile chirurgicamente nel cervello del fruitore così che possa essere utilizzato sia per finalità mediche, che nella vita quotidiana.
Molti esperti di neurobiologia si sono già espressi con parole estremamente positive verso il progetto, in quanto tale microchip potrebbe, per fare due esempi, essere utile contro malattie quali morbo di Parkinson e Tetraplegia.
Nonostante l’ idea non sia nuova, la proposta sembra, infatti, una delle più allettanti fino ad ora, si parla di possibilità di rendere più facile la vita a persone con deficit fisici. Una persona paralizzata, anche se costretta in sedia a rotelle, potrebbe utilizzare la macchina tramite il controllo mentale e svolgere le attività principali che permetterebbero loro di diventare autosufficienti.


 
Uno dei primi dubbi che potrebbe saltare alla mente è alla base dell’ installazione, ovvero l’operazione chirurgica.
Si tratta infatti di una delle zone più delicate del nostro corpo e, di conseguenza, una delle più rischiose.
Elon Musk propone come soluzione un macchinario completamente automatico che permette l’impiantamento in maniera ottimizzata, evitando quindi vasi sanguigni, per causare il minor trauma possibile, il tutto in poche ore e senza la necessità di un ospedale.
Questa uscita ha lasciato decisamente più perplessi gli esperti, in quanto la questione sicurezza dovrebbe essere posta al primo posto e l’esposizione non necessaria ai rischi derivanti da un’ azione sotto scatola cranica sarebbe inimmaginabile.
 
Nataliya Kosmina, una socia al post dottorato presso l’ MIT, si è dichiarata “scioccata” durante la parte di conferenza dove si menziona che l’impianto dovrebbe essere controllato tramite un’ applicazione per smartphone. Un dispositivo posizionato nel cervello e in grado di trasmettere segnali elettrici e condividere informazioni con questa semplicità potrebbe essere facile attacco di hacker, quindi con livelli di pericolosità considerevoli.
Nonostante lo sviluppo della parte legata al settore medico probabilmente continuerà senza grandi contrasti, l' installazione avverrebbe solo in casi di estrema necessità con risultati che potrebbero rivelarsi sensazionali, l’apertura di Musk all’utilizzo quotidiano fa decisamente più storcere il naso.


 
Gli scettici, si fanno sentire sull’ annuncio di qualsiasi novità, a volte giustamente, altre meno, tuttavia riguardo un progetto così ambizioso non si può fare a meno di sollevare perplessità non da poco.
Questa tecnologia risulta infatti, sia all’occhio dei meno esperti che dei più ferrati in materia, un’ idea ancora legata ai film di fantascienza.
Con un così alto scetticismo da parte dell’ utente medio, soprattutto quando si parla di operazioni chirurgiche, l’ applicazione difficilmente vedrà la fortuna sperata.

Tanto più ora che infervora la questione privacy e protezione dei dati personali da multinazionali “affamate di informazioni”, il completo accesso al nostro cervello e la possibilità di immagazzinare dati direttamente dalla fonte principale spaventa e non poco.
Una delle domande che più ci facciamo è, cosa ne farà Neuralink dei pensieri non utili al suo compito?
Oltretutto, nelle menti più complottiste, balena anche l’idea di una possibile manipolazione mentale.
 


Max Hodak, presidente di Neuralink, ha ammesso che anch’egli non sapesse bene quali possano essere concrete possibilità per il lancio di questa tecnologia, tuttavia Musk è riuscito a convincerlo della buona sorte del progetto.
Lo stesso imprenditore, per quanto sognatore, sa che le cose vanno fatte con calma e insiste sul fatto che non ci sia nulla da temere. Ironizza infatti in questo modo, “It’s not going to be suddenly Neuralink will have this neural lace and start taking over people’s brains” (“Neuralink non prenderà improvvisamente il controllo del cervello della gente, ovviamente”), al contrario spera di aiutare le persone a raggiungere una “simbiosi con l’intelligenza artificiale”.

Il traguardo sembra ancora lontano e Neuralink deve ancora affrontare molti problemi di percorso, come la approvazione della “US Food and Drug Administration” per i test su effettive persone (per il momento sono stati effettuati esperimenti su ratti e scimmie).
 
Rimaniamo comunque in attesa di novità per una tecnologia che, nonostante tutte le perplessità, potrebbe rivelarsi un grande passo per l’evoluzione umana.
 
 
 
 
 

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